mercoledì 11 gennaio 2012

MALINCONICO

Le dimissioni forzose di questo sottosegretario col cognome adatto alla situazione (Malinconico appunto), mostrano che potrà essere cambiata la forma (in altri governi non sarebbe stato costretto alle dimissioni), ma non di certo la sostanza. Mentre l'Italia affonda nei debiti, questi papaveri governativi si fanno notare per cose certo non degne di un "servitore dello Stato". Insomma, non giriamoci intorno: quando è stato nominato, chi doveva sapere del suo coinvolgimento nei "favori della cricca", ha scelto di non rifiutare questa segnalazione già scomoda sul nascere (pare che l'abbia segnalato Gianni Letta).
Perchè uno dovrebbe pagarti le vacanze senza avere nulla in cambio?
Questo è il problema.
Almeno per noi comuni mortali.
Evidentemente, per chi ha accesso alle stanze dei bottoni non è così.

Questo fatto mi ha portato alla mente di quando giovanissimo, col sole del Sud ancora ben stampato in faccia ed in cerca di prima occupazione nel Nord Italia, incontrai un conoscente indiretto (conosceva un mio amico) che, a sua volta, doveva presentarmi ad un potenziale datore di lavoro. Nessun favoritismo naturalmente (almeno così pensavo), ma una classica presentazione tra chi aveva bisogno di un lavoratore specializzato e chi cercava un'occupazione. Prima di incontrare il "datore di lavoro", appresi che il "tramite" era anche un funzionario cinquantenne (niente di grosso) in un ente pubblico (che ometto naturalmente) che, puntuale all'appuntamento, si mostrò molto gentile ed estroverso. E fin qui niente di strano. Su sua proposta andammo in un bar per un caffè, per le prime domande di rito (le tue aspirazioni, le competenze, bla bla). Dopo il caffè, quando ancora ero al bancone del bar, lo vidi allontanarsi rapidamente verso l'uscita. Pensai ad una voglia impovvisa di fumare. Dopo qualche minuto rientrò e, col sorriso di circostanza, dalla porta mi disse: "hai fatto?". Io pensai volesse dire: "hai bevuto 'sto caffè"? Invece, come mi spiegò subito dopo, mi chiedeva se avessi pagato i due caffè. Niente di strano o trascendentale naturalmente. Certo, lui era quasi prossimo alla pensione mentre io un giovane squattrinato, ma fu la frase successiva che mi fece letteralmente cadere le braccia: "no perchè, sai, io sono un pezzo grosso e sono abituato al fatto che tutti mi riveriscano e mi paghino pranzi, cene e, come in questo caso, anche solo un caffè. Sono una persona importante ed è giusto che uno come te mi paghi il caffè".
Il problema non era quindi il costo del caffè (di per se irrisorio), ma le motivazioni secondo le quali pretendeva il mio "obolo". Semplicemente rivendicava il suo "presunto" potere.
Pagai per educazione e per evitare questioni nel bar. Ma uscii senza dire più una parola. Andammo lo stesso dal "datore di lavoro" (ancora nutrivo speranze in merito), anche se il "funzionario" non fece fatica a comprendere il mio stato d'animo (schifato direi). Dopo aver ripetuto la solfa delle mie aspirazioni e bla bla, arrivammo al punto: il funzionario, evidentemente stanco del tempo che volava, disse: "allora, io vi passo il lavoro, lui (cioè io) lo fa e tu (il datore) mi riconosci una percentuale da stabilire caso per caso". Ingenuamente (ero alle primissime armi), d'istinto dissi: "ma tu non sei un funzionario pubblico? Come puoi giustificare questi introiti? Ti fanno fare un secondo lavoro?" (da buon beota pensai fosse tutto in regola)
Un attimo di silenzio, poi scattò una risata fragorosa.
La sua replica mi fece capire subito come girava il mondo: "senti un pò Papito, ma tu ci sei o ci fai? E secondo te perchè io dovrei passarvi dei lavori gratis? E, soprattutto, pensi che basti la tua laurea fresca fresca o la tua competenza ancora da dimostrare per giustificare il mio interessamento?"
Per far la breve, mi venne spiegato tutto il discorso.

Lo spiego di seguito:
diciamo che il funzionario per dovere d'ufficio aveva il compito di approvare o no delle pratiche (che avevano una corposa parte tecnica a firma di tecnico) e, in prima battuta, all'utente che presentava la domanda(che era obbligato dalla legge a farlo), segnalava il nominativo del signor X (datore di lavoro del mio colloquio), lasciando intendere che, in questo modo, la pratica sarebbe andata a buon fine.
L'utente un tecnico lo doveva pagare comunque e, quindi, di solito assecondava il funzionario.
Il cerchio si chiudeva quando il signor X riconosceva sottobanco (in contanti) la percentuale al funzionario che, solo a quel punto, approvava ufficialmente la pratica senza tanti problemi.
Sicuramente una cosa illegale ma, comunque, difficilmente contestabile (da quanto appresi, erano anni che questo "signore" faceva questo giochino).

ma continuiamo il racconto del colloquio.
Mi fu subito chiaro che li avrei mandati rapidamente affanculo.
Ma, come scoprii subito dopo, non solo per il gioco schifoso al quale giocavano, ma anche per la proposta del datore di lavoro: "si, hai una laurea "pesante" (che ingenuo che ero mentre annuivo) e, da quello che ho potuto capire sembri competente (tornassi indietro gli darei un pugno in faccia su questa frase). Ma non hai nessuna esperienza e, visto che non hai un "portafoglio clienti",  perchè non sei di queste parti, posso accettare la tua candidatura;...(2 secondi di pausa, sospiro e alzata di spalle e fuori il rispo..) ma ti devi pagare la corriera".
Ora, per un meridionale come me, la frase "ti devi pagare la corriera" era totalmente priva di significato. Sia perchè "corriera" mi rimandava ai racconti di mio nonno (quando nel '900 si andava da Paola a Cosenza in corriera, appunto), sia perchè mi sembrava "fuori contesto".
Dissi un semplice: "cioè?"
E lui: "si, la corriera...(continuavo ad avere lo sguardo interrogativo)...insomma ti devi pagare le spese".
E io : "cioè?". (ok, venivo dalla montagna del sapone. Era ufficiale. Ancora non capivo)
E lui: "non crederai di meritare uno stipendio? Insomma, ti metti di impegno, ti paghi le spese e, se sei bravo come penso, l'anno prossimo possiamo iniziare a parlare di un ipotesi di stipendio".
Contai fino a 10, feci sbollire la rabbia che era esplosa nei miei occhi e, senza dire altro, salutai educatamente (perchè allora ero educato) ed uscii dalla stanza (al primo colloquio ero io a dire "grazie le faremo sapere").

L'amico mi chiamò per sapere come era andata e io, pur ringraziandolo per l'interessamento, lo informai della situazione.
Dopo qualche tempo, l'amico mi richiamò per avvisarmi che il "funzionario" era riuscito a convincere il "datore di lavoro" a riconoscermi almeno le spese e che insisteva affinchè accettassi la proposta. Insomma, non avevano trovato un altro pirla che accettasse.
Niente da fare. Grazie tante ma piuttosto torno alla montagna del sapone.
Dopo qualche mese incontrai casualmente per strada il "funzionario" che, salutandomi calorosamente (con la faccia come il culo), mi invitò al bar per un altro caffè. Ero troppo curioso per rifiutare. E poi avevo in mente di ricambiare la cortesia.
Ci accomodammo al tavolino e iniziò una lunga paternale per spiegarmi che l'umiltà bla bla, che anche lui quando era giovane aveva dovuto scendere a compromessi bla bla. Dissi finalmente come la pensavo. Dissi che avevo in mente un altro mondo, nel quale i funzionari pubblici sono delle persone oneste e che si comportano in maniera corretta verso cittadini e Stato. Dissi che non avrei mai accettato favoritismi, pagamenti sotto banco e, soprattutto, lavori in nero. Ma questo non era il civilissimo nord, dove le piaghe che devastano il Sud non esistono? (sempre più ingenuo). Dissi (l'unica cosa che vale  ancora oggi) che quando offro un caffè lo faccio per il piacere di farlo e non per far sentire tizio o caio "un pezzo grosso".
Riuscii anche a non insultarlo, nonostante avessi una voglia matta di farlo.
La "pausa caffè" terminò nel silenzio.
Mi aspettavo una sua reazione di rabbia.
Niente. Indifferenza cinica e basta.
Ci alzammo e, separatamente, andammo a pagare ognuno il proprio caffè.
Uscii dal bar dopo un freddissimo ciao (che era più un vaffanculo che un saluto, ma salutare è cortesia) e finalmente sorrisi anche io, al pensiero che da chissà quanto tempo quello stronzo non si pagava un caffè.
Ci voleva un giovanissimo Papito fresco fresco dalla Calabria per uno schiaffo morale.
La storia non finì così naturalmente. Per un paio di mesi (diciamo una volta a settimana), il "datore di lavoro" mi continuò a chiamare al cell (avevo stupidamente lasciato il numero) per convincermi ad accettare la favolosa proposta. La proposta era: ti pago corriera e panino (che culo e?)
Poi cambiai regione.
Quando ci ripenso, spero sempre che il "funzionario" sia stato "beccato", licenziato e condannato per il suo comportamento scorretto. Ma onestamente non ci credo proprio.
Un'ultima cosa da chiarire: perchè non andai a denunciare la cosa ai carabinieri?
Perchè non avevo niente in mano. Non era stata fatta minaccia, non c'erano prove. Il "funzionario" era troppo furbo per lasciare tracce (tra l'altro aveva una macchina tutta scassata e il suo tenore di vita era anche più basso di quello corrispondente al suo stipendio ufficiale).Gli utenti esterni che accedevano all'ufficio pubblico  non potevano dire che erano stati costretti a nominare il tecnico "datore di lavoro", pena il ricatto di una bocciatura della pratica, perchè in verità non era così. Da quanto ne sapevo, se un utente nominava un tecnico diverso, senza assecondare il "funzionario", quest'ultimo tirava per le lunghe la pratica ma, se alla fine era tutto corretto, dopo molte difficoltà comunque la approvata. Insomma, all'utente che non capiva il senso della "segnalazione", poteva sembrare tutto in regola. Così come all'utente che invece nominava il "datore di lavoro" come tecnico (non era soggetto ad un ricatto evidente e poteva anche pensare che il "funzionario" segnalasse qualcuno solo per aiutare l'utente a trovare un tecnico valido).
Insomma rosicai senza poter far niente.
così, ve la volevo raccontare.
Un pò lunga ma sicuramente istruttiva.

Ecco, facendo le debite proporzioni, credo che questi papaveri di Stato beccati con vacanze pagate facciano più o meno il discorso di quell'oscuro funzionario: certo, i soldi sono importanti per loro, ma molto di più lo è rivendicare il loro potere.
Un antico adagio calabrese del resto dice: meglio cummannà che futtere (meglio comandare che fare all'amore!!! se mi passate la traduzione).

alla prossima

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