mercoledì 9 ottobre 2013

50 ANNI DAL VAJONT


Se avete la possibilità, recatevi a visitare la diga del Vajont. 
Quello che vedrete non può essere spiegato con semplici parole. 
La frana, immensa, tanto grande da sembrare una montagna anch'essa, è ancora lì, così come la diga ormai inutile. E poi Erto, Casso, Longarone, i segni dell'acqua sulla gola, il silenzio insostenibile di quei paesi abbandonati, il cordoglio per le 2000 vittime innocenti perite in quella maledetta notte.
Tante cose si sono dette, scritte, sussurrate su questa tragedia, poco noto invece è il dopo.
Lo scandaloso trattamento che lo Stato, la Sade, l'Enel e tutti gli enti coinvolti, hanno riservato ai sopravvissuti è passato in secondo piano.
Un'opera faraonica costruita da piccoli omuncoli nonostante tutti i rischi, sulla pelle viva di 2000 persone, con lo Stato complice per connivenza, superficialità.
Non bastano 50 anni per smorzare una rabbia ancora viva.
Non bastano, anche perché i metodi di chi decide di costruire "grandi opere", ignorando i pericoli per le comunità ,sono rimasti gli stessi. 
Nella tragedia del Vajont ci sono precise responsabilità, e sono tutte riconducibili ad esseri umani con tanto di nome e cognome. La natura non c'entra proprio niente.
Chi parla di "onda della morte" o "frana assassina" è solo un povero pirla.

Il pensiero finale come sempre va alle vittime, ai superstiti ed a tutte le famiglie coinvolte.

NON DIMENTICHIAMO!

Nessun commento:

Posta un commento