martedì 29 gennaio 2013

IL PASSATO PROSSIMO VENTURO

Se è vero che si è sempre critici con il proprio oggi e teneri col proprio passato, immagino che analoga distorsione emotiva valga per i periodi storici dei quali si ha notizia solo attraverso lo studio dei libri e delle tracce lasciate dai nostri antenati. Spesso mi capita di riflettere sulla mia insoddisfazione latente, derivata dal fatto di non sentirmi soddisfatto del periodo storico nel quale il caso ha deciso di farmi vivere, e di immaginare la felicità di ritrovarmi catapultato in pieno medioevo, nella Magna Grecia o nell'Antica Roma. Poi sorrido della mia ingenuità, confutando rapidamente la mia tesi.
Davvero sarei più felice in un mondo fatto di fame, violenza, malattie mortali come l'influenza (sic!), ignoranza e dove la vita media non supererebbe i trent'anni?
Davvero sarei più felice?
No.
La verità è che se fossi nato nel medioevo, sarei semplicemente un uomo medievale.
La Terra sarebbe piatta ed io sarei terrorizzato dai diavoli dell'inferno che mi fissano dal giudizio universale affrescato in chiesa.
Tutte le mie elucubrazioni non hanno senso per il semplice fatto che sono viziate dall'oggi. 
Tornassi indietro con tutto quello che so oggi, certo che sarei felice.
Mi rapporterei con chi è indietro di mille anni e per di più sapendo anche cosa accadrà.
Ma è chiaro che questa analisi è priva di senso.
E poi perché le stesse errate valutazioni non riesco a rivolgerle per il futuro?
Perché nel medioevo si e nel 3000 no?
Perché sorrido al passato e serro le labbra al futuro?
Forse perché so quello che è stato mentre ignoro quello che sarà?
Viviamo al meglio delle nostre possibilità. 
Dovremmo guardare al passato per non ripetere gli stessi errori di chi ci ha preceduto, vivendo il presente in modo da dimostrare questo assunto nel futuro.
Ieri è stato, domani sarà ma è solo oggi che sono.
Posso esimermi dalla chiusa di Lorenzo il Magnifico?
Certo che no....

"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v'è certezza" 

NB: devo smetterla di mangiare pesante la sera ma giuro che se dovessi tornare indietro, implorerei Leonardo da Vinci di non portarsi in Francia la Gioconda!


3 commenti:

  1. Sei un vulcano troppo "produttivo" per la mia dislessia, per la quale fatico a starti dietro. Sono solo riuscita a leggere questo post e a rifletterci su, nel tempo che tu nei hai sfornati altri trenta. Ma come fai???
    Riporto qui la tua frase, che descrive molto bene il mio disagio degli ultimi anni: "Dovremmo guardare al passato per non ripetere gli stessi errori di chi ci ha preceduto..." Aggiungerei: per non perseverare nel commettere gli errori del passato. Qualcuno (Laplace) in passato (nel 1780) ha commesso un errore che stiamo ancora pagando, forse perché la sua nazione (la Francia) aveva bisogno di dare un nuovo impulso alla tecnica, per dare l’impressione ai cittadini che la monarchia li avrebbe condotti verso tempi aurei. Probabilmente sotto pressione, Laplace ha scritto una formula come semplice generalizzazione del caso monodimensionale e nessuno è più riuscito a risolverla. Non è un caso se detta equazione trova riscontro solo nei sistemi monodimensionali e nella teoria dei campi centrali.
    Appena passata l’ondata della rivoluzione, qualcuno ha proposto una soluzione (Fourier, nel 1800), peraltro ingegnosa, ma che non era frutto di un ragionamento logico-deduttivo. Poi il silenzio, fino alla seconda guerra mondiale, quando gli americani si sono inventati gli elementi finiti e l’informatica si è impossessata del mondo.
    Sai cosa ti dico? Noi idraulici siamo fortunati (solo da questo lato, visto che poi non serviamo a niente), perché grazie agli studi italiani del ventennio fascista possiamo disporre di modelli alternativi, non logici, ma comunque validati da innumerevoli osservazioni e sperimentazioni. Ma per gli edili, te lo assicuro, le certezze sono impercettibili, diciamo pure effimere.
    Dopo questa scoperta, la mia mente si è chiusa: non accetta i tensori, non accetta nulla che sia contrassegnato da quelle assurde coppie di pedici. La mia mente ha sete di logica, di analitica e trova ovunque il vuoto.
    Ho iniziato un percorso che mi dovrebbe portare alla formulazione di un’equazione alternativa a quella di Laplace (perché credo di aver scoperto dove sta il problema), che sia finalmente risolvibile, che ci protegga quindi dai terremoti (vale a dire che non faccia crollare le case ad ogni scossa) e soprattutto che ci liberi dalla schiavitù dell’informatica (http://www.ingegneria-oggi.blogspot.it/2013/01/siamo-ancora-figli-dellilluminismo.html). Un ingegnere deve pur sempre riuscire a fare i conti con carta e penna o con un semplice foglio di calcolo.
    Spero di non aver detto qualcosa che possa averti offeso.
    Ciao!

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  2. Ciao,
    l'essere prolifico credo che dipenda dal fatto di scrivere i post di getto e senza rileggerli. Questo perché mi sono accorto che è solo seguendo i miei pensieri in presa diretta che riesco ad essere totalmente libero. Spesso però scrivo post che poi abbandono e non pubblico, semplicemente perché i pensieri si spengono in corsa.
    Per rispondere alla seconda parte del tuo post, credo ci voglia invece più di una rilettura.
    Quando ho scelto il mio indirizzo di studi, sono rimasto molto affascinato dall'Idraulica e il fatto che rimanga praticamente ai margini della mia vita professionale è per me una ferita aperta. Anche se le tue riflessioni nascono da una contestazione all'informatica molto più raffinata di quella che sto per fare, mostro il medesimo dissenso verso l'approccio "moderno" alla soluzione dei problemi dell'Idraulica. L'informatica tecnica dovrebbe essere al servizio di noi ingegneri ma, come ho avuto modo di constatare, spesso è vero il contrario: potenti software semplificano la vita di "esperti in tutto" che, pur non avendo la minima idea di quale siano i limiti dei modelli applicati, grazie a qualche click, si inventano progettisti a tanto al kg. Strutture, impianti, geotecnica, idraulica, tutto fa brodo.Con i risultati che spesso constatiamo sulla nostra pelle. Ma queste considerazioni sono solo uno dei risvolti del problema. In ogni caso, non ti nascondo di essere molto affascinato dal tuo progetto e spero che la tua determinazione ti conduca verso un'oasi fatta di logica ristoratrice. Appena posso vado a leggere il tuo post. Grazie per il commento. Ciao

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  3. Grazie. Sono contenta che tu non mi abbia "tolto il saluto", come hanno invece fatto i più. La tua risposta è per me molto incoraggiante. Bellissima e secondo me centrata la tua descrizione degli utilizzatori di modelli applicati. Purtroppo anche l'Autorità che si occupa dei lavori pubblici ha inventato un criterio sconsiderato per distinguere le competenze degli ingegneri da quelle dei periti nella progettazione, dichiarando che i periti possono fare i calcoli che non comportino l’uso di equazioni differenziali. Questo significa che i periti (compresi i geometri) possono progettare tutto, perché gli elementi finiti sono applicazioni di equazioni algebriche e non di equazioni differenziali. Che bel trucco, no?
    Grazie ancora per la tua comprensione e il tuo sostegno. Naturalmente, la partecipazione al mio "progetto" è aperta: non aspiro a passare alla storia, ma semplicemente a tutelare la dignità professionale, conformemente a quanto stabilito nel nostro Codice deontologico.
    Ciao!

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