venerdì 1 febbraio 2013

FINE PENA MAI



"Vietato disperarsi. La speranza è la via per la salvezza"

Questo c'è scritto sull'unica parete che sfugge alla penombra che ingoia tutto il resto. 
Me compreso. 
Una cella grande appena per sdraiarsi, ecco il mio regno scintillante di vuoto. Una piccola feritoia verso il mondo esterno, avida di luce, ed una porticina in cupo metallo a dividermi dalla civiltà. Sono un'anima persa, rinchiusa nel braccio degli insoddisfatti da tanto tempo. Ho smesso di tenere il conto dei giorni, perché quelle stupide tacche tracciate a forza d'unghie sul muro, sembrano le ferite della mia anima. Ferite che non si possono rimarginare. Spesso penso di essere un privilegiato, perché ricordo la prima destinazione al mio ingresso in carcere: il braccio dei nichilisti. Solo un passaggio temporaneo per il trasferimento definitivo alla sezione autolesionisti. Ma il caso volle venirmi incontro e la mia destinazione fu invece quella nella quale (non) vivo oggi. Ho smesso di desiderare contatti con l'esterno o con qualunque cosa sembri viva, non perché non desideri anche un accenno di interazione con un altro essere vivente, ma perché credo di non meritarmelo. 
Mr Beef, così chiamo il mio secondino. 
E' l'unico oggetto animato che si introduce nel mio spazio vitale, anche se separato da qualche centimetro di sicuro metallo. Il gran cerimoniere officia due volte al giorno. Apre lo spioncino, guarda dentro per controllare che non mi sia inventato un modo per fermare il cuore, poi senza fiatare ripone il piatto con la sbobba e raccoglie quello che ho usato in precedenza. Gli è vietato parlarmi e non lo fa, ma credo che anche volendo, non lo farebbe lo stesso. La mia pena non prevede alcun contatto umano. Da regolamento Mr Beef è tenuto anche a portare un'anonima maschera bianca sul viso, per evitare che, anche involontariamente, possa essermi regalata un'emozione fatta da un semplice alzare di sopracciglia o, perché no, dal serrarsi severo degli occhi di qualcuno che mostra giusto disprezzo. Non ho faticato ad affibbiargli il suo nomignolo perché per me è poco più di un pezzo di carne animato ma senz’anima. 
Povero Mr Beef. 
Così superbamente solerte, spreca la sua vita a dare sconforto ad un infelice. Il vitto è in linea con l'alloggio. La sbobba è sempre uguale ma ogni volta sempre meno commestibile. Unico piatto di riso acquoso e pane duro. Non che il bere sia migliore, vista l'acqua biancastra alla quale ho diritto. Ogni volta che porto il bicchiere incrostato alle labbra, quasi sorrido al pensiero di quello stupido jingle che descrive le portentose qualità dell'acqua: inodore, incolore, insapore. So di essere colpevole, ma questo non mi aiuta a sostenere il peso della punizione. So di meritare tutto, ma questo non mi aiuta a provar pena per la mia anima. Riesco a pensare alla fuga. L'unico pregio che ho scorto nel mio triste incedere nel mondo è proprio questo. Non dovrei far altro che assecondare la tristezza sino a che depressione non giunga a dettar sentenza, e invece trovo in me la forza d'animo per cercare una via di fuga. 
Avessi un cucchiaio...quante volte questa frase mi distrae dallo stato catatonico d'abbandono giornaliero? 
Con un cucchiaio quel tale riuscì a scavare una galleria nella dura roccia, guadagnandosi la libertà procedendo a gattoni nei reflui dello scolo fognario. 
Riuscirei anche io. 
No, io no. 
Non lo so e mai lo saprò visto che non ho diritto alle posate. 
E con le unghie  questo tufo non è dolce come il suo nome sembra sussurrare. 
C'è poco da fare. 
Uscirò da questa cella solo in due modi. In orizzontale, quando il cuore avrà abdicato, sorretto da Mr Beff finalmente senza maschera e da qualche altro secondino di supporto o in verticale, con le mie gambe, quando sarò talmente vecchio che 
rimpianti e rimorsi avranno di che azzuffarsi per dividersi i miei miseri resti. 
Ma oggi passo le giornate a guardare gli angoli della mia vita-stanza. In basso gli angoli delle colpe, in alto quelli dei  rimpianti. La parete è invece dei rimorsi. Leggo spesso quella scritta che parla di speranza, immaginando lo scopo di chi l'ha scritta. 
Dubito fosse sincero. 
Anzi, credo che la sua idea sia stata tutt'altro che nobile. Quanti altri battiti mi regalerà questo stupido cuore? Ho deciso, basta. Da domani smetterò di mangiare e di bere. Aspetterò la morte. Da domani. 
Certo.
Ecco come è facile cadere di nuovo nell'errore. Non sono in questo buco proprio per la mia insoddisfazione perenne? 
Da domani vuol dire mai. 
Domani troverò una scusa per mangiare, rimandando al giorno dopo il mio sciopero. 
Dovrei accontentarmi di quello che ho e vivere la vita al meglio. 

Dovrei, dovrei, dovrei. 

Da domani però. 

Oggi lasciatemi nella mia triste insoddisfazione.  
Non è forse questa la speranza?

Nessun commento:

Posta un commento