Venerdì sera addentavo amabilmente il mio pezzo di pizza rosso bollente, piccante*, ben attento a non ustionarmi il palato come sempre, riflettendo sul week end ormai iniziato e sulle tante memorabili imprese che avrei compiuto di lì a qualche ora.
Zupacchiotta e Saso erano rientrati da poco dalle loro fatiche lavorative e, mentre il secondo era in forma sfavillante, la nostra eroina era invece attanagliata da una tosse tipo labrador in anossia gutturale.
Penultimo morso alla pizza, e giù via ad assaporare quella legge nota come "piacere dell'ultimo boccone", tanto cara all'homo sapiens sapiens (forse anche all'erectus).
Le ganasce si sono chiuse inesorabilmente sul magico composto partenopeo ed è arrivata la cannonata.
Una, secca, insostenibile.
Un colpo di tosse, nato come un fulmine appena sopra le nuvole paciose del diaframma, a lacerarmi il plesso solare. Un artiglio di strega, uno straziaseni medievale, un'unica ed inesorabile zampata d'orso nel petto.
Sbigottito dall'accaduto, ho avuto solo il tempo di percepire un malsano sapore di ferro nelle gola, come se il pomodoro della pizza fosse di colpo divenuto sangue copioso.
Il peperoncino che fino a quel punto era mio alleato nella battaglia del gusto, ha ripiegato bandiere e stendardi e si è unito al nemico in battaglia.
Così come quel codardo Montepulciano che colorava il mio calice di un rosso valoroso, ora solo carminio tradimento.
Il secondo colpo di tosse, poi il terzo, il quarto, il quinto.
In una manciata di minuti sono passato dal sorriso speranzoso del week end, al muso malandato del malato tutt'altro che immaginario.
Il mal di testa non ci ha messo molto a sopraggiungere, così come i dolori di schiena, spalle, reni, orecchie, occhi e linfonodi.
Il mercurio del termometro sotto l'ascella ha coperto la sua pista manco fosse Bolt, fermando il suo record del giorno sui 38°.
Ora, come tutti gli uomini sanno, e come tutte le donne ci rinfacciano, l'uomo non è biologicamente adatto a dolore e patimenti. Metteteci a spaccare legna, a scacciare orsi dalla grotta, a portare su le casse d'acqua minerale o portar giù la spazzatura in seconda serata (nonostante il freddo porco), ma non chiedeteci di sopportare con dignità qualche linea di febbre.
No, questo no.
Insomma, la mia nottata è franata come un costone spelacchiato e intriso d'acqua.
Non ho dormito praticamente niente.
Stamattina, ad un giorno e mezzo dal contagio, sono ancora devastato.
Prima di chiudere ci sono altre 3 domande alle quali rispondere:
1) chi mi ha infettato?
facile. Zupacchiotta. Tanto più che anche lei venerdì sera ha "scoperto" di avere l'influenza ed è conciata peggio di me (che poi lei non si lamenti ed io invece sembro combattere con la peste nera, questa è un'altra cosa).
facile. Zupacchiotta. Tanto più che anche lei venerdì sera ha "scoperto" di avere l'influenza ed è conciata peggio di me (che poi lei non si lamenti ed io invece sembro combattere con la peste nera, questa è un'altra cosa).
2) Saso come sta?
Anche Saso venerdì notte ha capitolato. Anche lui è a letto da ieri con i medesimi sintomi (e, come il sottoscritto, affronta il malanno senza alcuna dignità...quando l'ho sentito era lì che farfugliava mugugni degni degli ultimi sospiri straziati del moribondo)
3) l'asterisco sul piccante?
Quando un calabrese come me parla di una cosa piccante, allora immaginatevi le fiamme dell'inferno!
Ottimisticamente entro domani conto di morire dilaniato dalla mia influenza!
Saluti dall'Ade!
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