venerdì 24 maggio 2013

LO STATISTA EVASORE O SPROVVEDUTO

Oggi finalmente sono state pubblicate le motivazioni della sentenza sul caso dei diritti Mediaset, nella quale come noto Berlusconi Silvio è stato condannato.
Naturalmente non ho resistito alla tentazione di leggere le 187 pagine del documento e, quindi, ho avuto tempo di maturare un'opinione diretta.

Inutile dire che il quadro che emerge supporta degnamente la condanna, restituendo tutta la gravità del reato commesso e, soprattutto, lasciando l'amaro in bocca. 
Pensare che questo signore sia il centro della politica italiana da quasi 20 anni è davvero insopportabile.

Nell'attesa che un qualunque esponente PD commenti, mi permetto di riportarvi di seguito alcuni passi importanti del testo(o evidenziato col rosso i passaggi a mio parere più delicati) . Ce ne sarebbero tanti altri, ma poi il rimando sarebbe troppo lungo.

"...Quanto a Berlusconi, ancorché non gli sia stata contestata la relativa aggravante, devesi anzitutto considerare il suo ruolo di direzione e di ideatore fin dai primordi del gruppo di un'attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale. Va poi considerata la particolare capacità a delinquere dimostrata nell'esecuzione del disegno, consistito nell'architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso. E nemmeno può trascurarsi che dalla suddetta attività è conseguita per l'imputato un'immensa disponibilità economica all'estero, in danno non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore. Tutto questo, anche coinvolgendo nell'attività criminosa quasi tutti i suoi più stretti collaboratori. Ciò, oltre a non consentire , ovviamente, la concessione delle attenuanti generiche, comporta una pena che sia giustamente proporzionata al grado criminoso dell'attività svolta. Pertanto, appare equa la pena di anni quattro di reclusione (p.b. anni tre mesi sei, aumentata come sopra ex art.81c.p.)

3-3-2-Berlusconi
Anche negli anni di interesse del presente processo, dal 1995 al 1998, lo schema delle catene dei diritti era rimasto immutato pure se le stesse si erano accorciate. Come negli anni precedenti, attraverso IMS ma anche attraverso intermediari esterni al gruppo, il costo dei diritti acquistati alla fonte subiva un cospicuo rialzo. Del tutto incomprensibile dal punto di vista societario perché era evidente che non aveva senso alcuno acquistare ad un determinato prezzo quel che si era già individuato come acquistabile, ed effettivamente acquistato, ad un prezzo molto minore. Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone che non erano affatto collocate nella lontana periferia del gruppo ma che erano vicine, tanto da frequentarlo tutti (da Bernasconi, ad Agrama, da Cuomo a Lorenzano) personalmente, al sostanziale proprietario (rimasto certamente tale in tutti quegli anni) del medesimo, l'odierno imputato Berlusconi. 
Un imputato, un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende e che tutti questi personaggi, che a lui facevano diretto riferimento, non solo gli occultavano tale fondamentale opportunità ma che, su questo, lucravano ingenti somme, sostanzialmente a lui, oltre che a Mediaset sottraendole. Continuando, peraltro, costoro, a suo danno, una operatività che era invece propria del gruppo, fin da quando non vi era dubbio che l'imputato ne fosse al vertice anche operativo, anche giornaliero, prima del 1994. Una operatività che aveva visto, negli anni precedenti(indicando come discrimine temporale non tanto l'entrata in politica dell'imputato quanto il collocamento in Borsa di Mediaset), catene assai lunghe e costruite all'interno del comparto estero, anche quello riservato, così da, documentalmente, costituire disponibilità estere e far lievitare i costi da contrapporre ai ricavi della società italiana. Del resto, seppur comprendendo l'anno 1994, si è visto come i vantaggi siano stati cospicui arrivando, nel solo ultimo quinquennio, a costituire risparmi fiscali discendenti da un fittizio aumento di costi per oltre 360milioni di dollari. Certo le somme in gioco in questo processo sono ben minori ma ciò dipende dal fatto che qui si tratta degli ultimi esiti di tale complessiva, ingente, evasione, relativi agli ultimi anni delle quote di ammortamento di tali costi. Ciò detto si deve inoltre aggiungere che, almeno fino al 1998,e,quindi, fino a quando ai vertici della gestione dell'acquisto dei diritti vi era stato Bernasconi (e non gli uffici ad esso preposti e neppure gli organi societari a ciò deputati, come aveva precisato l'amministratore Tatò che, pur chiamato a contenere i costi, era stato escluso dalla maggior partita di tale voce) vi erano state anche le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario del gruppo, con Berlusconi. Ed era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l'operatività giornaliera.Non possono incidere sul giudizio formulato i diversi arresti a cui erano pervenuti i Gup di Milano e Roma (con sentenze confermate dalla Cassazione) che attengono a diversi periodi di tempo e a distinti quadri probatori. Perché attengono agli anni in cui a IMS era stata sostituita Mediatrade ed alla operatività condotta con tale diversa società. Sostanzialmente da chi aveva ritenuto di dare una svolta, anche di "trasparenza", al precedente modo di agire. Resta pertanto confermata la penale responsabilità dell'imputato (e la sola prescrizione per l'annualità 2001)

Sul trattamento sanzionatorio
La pena stabilita in prime cure è del tutto proporzionata alla gravità materiale dell'addebito ed alla intensità del dolo dimostrato. Si tratta di una operazione illecita organizzata e portata a termine costituendo società e conti esteri a ciò dedicati, un sistema portato avanti per molti anni. Parallelo alla ordinaria gestione delle società del gruppo. Sfruttando complicità interne(ed esterne) ad esso. Proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice.A fronte di ciò, ed in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l'impossibilità di concedere le attenuanti generiche (la sola incensuratezza, e tanto più l'età anagrafica, sono del tutto recessive ad un simile quadro); la particolare intensità del dolo impone altresì di commisurare la pena in misura adeguate, che oltretutto neppure si è avvicinata al massimo edittale. 
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Spero abbiate letto. In ogni caso, vi riporto di seguito una brevissima sintesi di quanto descritto nelle motivazioni.

Volendo sintetizzare l'attività criminosa contestata e descritta nelle motivazioni si ha:
1) prima della famosa "discesa in campo", Berlusconi era il dominus di Mediaset e quindi indirizzava o, comunque, era al corrente delle scelte strategiche operate dal suo gruppo. 
2) Mediaset non comprava direttamente i diritti cinematografici dalle Majors americane, ma da società intermediarie costituite in paradisi fiscali e senza alcuna struttura commerciale ed operativa.
3) le società intermediarie "compravano" i diritti dalla Majors ad un prezzo decisamente più basso (anche la metà) rispetto a quello al quale li "rivendevano" a Mediaset.
4) visto che queste società erano del tutto fittizie e facenti capo direttamente al gruppo Berlusconi, il passaggio di denaro era di fatto anch'esso fittizio e costituiva una spesa artefatta che aveva lo scopo di spostare all'estero importanti capitali. 
5) insomma nei bilanci Mediaset queste erano naturalmente spese, ancorchè  non sostenute effettivamente.
6) il tutto in danno dell'Erario, della stessa Mediaset e delle società concorrenti.
7) dopo il 1994 Berlusconi si è pubblicamente defilato dalla gestione,  lasciando ai suoi dirigenti più fidati il compito di proseguire nel meccanismo;
8) per i giudici Berlusconi ha continuato ad interessarsi direttamente della questione, anche dopo il 1994 e anche dopo aver assunto importanti incarichi pubblici.
9) l'evasione contestata nel processo è solo una briciola rispetto a quella stimata dal processo.
10) il "non poteva non sapere" è debitamente circostanziato. Secondo i giudici il fatto che Berlusconi fosse all'oscuro di tutto equivale a consideralo uno sprovveduto totale.

Insomma, la questione che vi pongo cari non-amici berluschini è la seguente:
preferite considerare il vostro statista un evasore fiscale o uno sprovveduto che si faceva raggirare dai suoi dirigenti come un bambino al quale è sottratta la merenda sotto gli occhi?

MA QUANDO VI STANCHERETE DI DIFENDERE L'INDIFENDIBILE?

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