martedì 8 ottobre 2013

L'ASFALTO NUOVO E L'AMNISTIA

Nel lontano 5 ottobre 1984 ero solo un ragazzino, ma ricordo bene l'evento che accese i riflettori nazionali sul mio paese natale: la visita di Papa Giovanni Paolo II alla città di Paola (Cosenza) ed al Santuario di San Francesco.

Una folla immensa e tanto entusiasmo, ma non è di questo che voglio parlare.
Stasera, mentre ero in doccia, ho riflettuto sulla notizia politica del giorno (Napolitano e l'invito al Parlamento per una possibile amnistia) e mi è venuta in mente proprio quella lontana visita papale.
Il mio paese, pur essendo tra i più ricchi della Calabria, all'epoca (e, purtroppo ancora oggi), non vantava un'economia solida  ed anzi versava in uno stato di totale abbandono da parte dello stato centrale (purtroppo ancora oggi). Insomma, per sintetizzare, le strade della mia città allora erano un colabrodo inverosimile di buche e dissesti (purtroppo ancora oggi).


Qualche settimana prima dell'annunciatissima visita papale, ecco che chi di dovere (l'Anas, lo Stato,  la politica, boh!) pensò bene di asfaltare a nuovo le strade, con un però. 
Agli occhi di un bambino come me, quella era la civiltà, il progresso. 
Strade nuove finalmente! Basta buche!


Il però che ho lasciato qualche frase fa era rappresentato da una stranissima coincidenza; le strade riasfaltate seguivano semplicemente il percorso che avrebbe seguito la Papa-mobile, dal palco autorità posto sul lungomare al Santuario di San Francesco di Paola.
Il restante parco strade cittadino fu lasciato nelle stesse condizioni originarie.
Non ricordo quale fu la mia reazione allora ma, ancora non indurito dalla vita, immagino fui comunque felice nell'accontentarmi del fantomatico mezzo bicchiere pieno.

Oggi guarderei l'altro mezzo, ma lasciamo perdere.

Insomma, la visita del Papa aveva convinto chi di dovere a sistemare delle strade che meritavano una sistemata da almeno una quindicina d'anni, ma solo in relazione al minimo indispensabile (il percorso appunto).
Ora mi direte: e che c'entra 'mo 'sta storia del Papa?
L'idea che le carceri italiane siano tra le peggiori d'Europa (almeno dell'Europa più importante, quella nella quale pensiamo di meritare un posto), con sovraffollamenti SCANDALOSI, non ha spinto in questi anni la politica a pensare a soluzioni tipo l'amnistia ma,  ora che Berlusconi è parte in causa nella vicenda reclusione, ecco che l'argomento clemenza diviene non più rinviabile.

Un po' come la storia dell'asfalto sul percorso papale.

Ancora non ho capito se Berlusconi potrà usufruire di questi vantaggi e se la fortunosa coincidenza della possible amnistia sia davvero un caso, ma possiamo accontentarci di questa scusa per sperare almeno che i carcerati italiani possano trarne giovamento?
Ma perché dobbiamo sempre ragionare da sudditi?
Ma perché non ci ribelliamo a questa politica?
Ma non siamo stanchi di questa Italia?

NB: per evitare equivoci, l'intento del mio ardito paragone non è quello di offendere la religione ed i credenti (e ci mancherebbe pure), ma quello di mostrare i mezzucci della politica nazionale e l'interessamento "oculato" di questa ai problemi del popolo, solo quando questi coincidono con quelli dei padroni. Aspetto l'evolversi degli sviluppi del "progetto amnistia" prima di trarre conclusioni, ma resto pessimista.





Nessun commento:

Posta un commento