Risolti i problemi fisici (il riposo è la migliore medicina) e ricalibrata l'inclinazione della sella (praticamente ho buttato giù la punta!), a distanza di non so più quanto tempo dall'ultima tappa seria (e quindi senza un minimo di allenamento) ho pensato bene di spegnermi come una candela nell'interminabile ed estenuante salita del passo San Marco (da Morbegno).
27 km di puro strazio.
Mentre salivo barcollando, cercavo disperatamente degli alibi per la mia forma fisica(come sempre), trovandoli rapidamente (come sempre). Se pedalassi con la velocità con la quale trovo scuse, a quest'ora sarei al Tour!
Ma diciamo la verità, a parte i dolori e gli infortuni vari, in questi mesi primaverili/estivi il tempo è stato davvero uno schifo per poter imbastire una preparazione anche solo accettabile!
Certo, avrei potuto evitare almeno gli errori gratuiti tra i quali:
- partenza ritardata, così da arrivare sulla salita col sole peggiore (c'erano 35 gradi all'ombra)
- panino con la mortadella mangiato appena prima di pedalare, così da impegnare lo stomaco in una digestione difficoltosa e svuotare le gambe di quel po' di sangue disponibile.
- solo un litro d'acqua a disposizione (in un giorno caldo come l'inferno, non puo' bastare per 27km di salita!)
Vi risparmio i dettagli sulla velocità media e sui tempi di "corsa", ma posso dirvi che definirli indecenti è poco.
A tre km dalla vetta, a completare il quadretto fatto di dolori insostenibili e di forze ormai finite è sopraggiunta la pennellata decisiva della (prevista) crisi di sete.
All'arrivo in cima nessuna energia disponibile per accennare un minimo di soddisfazione.
Sono rimasto lì un pò, giusto il tempo per riprendere le sembianze umane e per godermi finalmente il panorama (che quando pedali al limite dello svenimento fai fatica a tenere su la testa e non vedi niente oltre quel metro di grigio asfalto che ti precede lentamente).
Foto di rito al cartello e poi giù per la discesa, a soffrire ancora (si si...si soffre anche in discesa signori miei!)
Essendo la seconda volta che affrontavo questa tremenda salita, ho potuto confrontare questa "impresa" con quella dell'anno scorso.
In realtà però il confronto non è proprio calzante perché, mentre l'anno scorso sono salito su con la mia vecchia Legnano e con l'impossibile rapporto 42x22, questa volta ho usato la mia Bianchi col 34x25.
In realtà però il confronto non è proprio calzante perché, mentre l'anno scorso sono salito su con la mia vecchia Legnano e con l'impossibile rapporto 42x22, questa volta ho usato la mia Bianchi col 34x25.
Insomma, con il rapporto favorevole pensavo di fare moooolto meglio.
Ma alla fine non mi lamento.
Ho rispettato le uniche due regole che guidano le mie pedalate: dare tutto fino alla fine e, quando le gamb si fermano, continuare a spingere col cuore.
Nel prossimo post vi allego qualche foto della giornata (ora ho sonno e quindi passo e chiudo)
Nessun commento:
Posta un commento