Altro "auto-regalo" di Natale: il libro "La psicologia del giocatore di scacchi" di Reuben Fine, grande campione di scacchi degli anni '40 e psicologo (quando la psicologia non era di moda come oggi).
Il libro raccoglie le biografie dei più grandi scacchisti "contemporanei" (dal 1800 in poi, insomma), raccontate con lo scopo di analizzare psicologia, carattere, psicosi e paranoie dei campioni osservati.
Fine divide i campioni tra "eroi" ed "anti eroi", a seconda del loro approccio agli scacchi (attività esclusiva o "finto" passatempo) e della reazione dinanzi alla sconfitta (inaccettabile o accettata passivamente), ponendosi l'obiettivo di rispondere a 3 domande fondamentali:
1) esiste nel nucleo della personalità una qualche costellazione che sia comune a tutti i giocatori?
2) quale parte hanno gli scacchi nella vita di un particolare individuo?
3) quale rapporto esiste, se esiste, tra personalità e stile di gioco?
Le risposte fornite nel testo a queste domande aprono scenari sconcertanti e insieme affascinanti; risposte che qui naturalmente ometto, per evitare di rovinare la sorpresa a quelli che vorranno leggerlo.
Ah, il libro è molto datato (1967) ma, considerando che parla di scacchi, un'arte che ha più di 1000 anni (volendo limitarci solo all'arrivo del "gioco" in Europa), direi che può essere considerato contemporaneo!
LIBRO CONSIGLIATO!
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