Giorni fa mi aggiravo per una libreria alla ricerca del mio auto regalo natalizio (come al solito ne ho già parlato), quando ad un tratto mi sono ritrovato tra le mani un libro tra i miei preferiti. Preso dalla voglia di cogliere anche solo qualche frase, nettare già noto ma del quale resto goloso, ho iniziato freneticamente a leggere una pagina aperta a caso, concentrandomi in modo totale. Ho tirato giù la leva del pilota automatico, lasciando attiva solo la squadra "riflessi assoluti" ed addentrandomi nella foschia dell'inconscio catatonico tipico dell'assente ingiustificato. Insomma, quello stato di concentrazione nel quale mi "sveglio" solo se chiamato per nome, smosso da un contatto fisico o da un rumore inusuale e/o inatteso (tipo esplosione).
Scomparsa alle mie orecchie ovattate la musica "empatica" della libreria (quella studiata per favorire lo stato d'animo da acquisto d'impulso, riflesso indotto da auto_coccola andante), il vociare sommesso dei clienti, quello più acuto delle commesse, perfino il "fischio" del whatsapp appena arrivato o gli immancabili squilli dello smartphone pagato a rate, moderni echi delle decadenti metropoli affollate da bimbiminkia quarantenni senza fede da poco, come denuncia la striscia di pelle chiara che avvolge ancora l'anulare, navigavo indisturbato nel mio mare d'estasi, col vento in poppa. Quanti sensi possiedo realmente in quello stato? Escludendo quelli direttamente coinvolti dal libro (vista e tatto), direi solo l'udito, ma solo in forma latente.
Ah si, certo, il gusto: perché quando un libro ti prende, anche il gusto partecipa alla festa!
I minuti passavano (senza che me ne rendessi naturalmente conto), quando quei due o tre neuroni della mia squadra riflessi hanno ammutinato un numero sufficiente di "colleghi" per permettere alla mia bocca di dire una frase tipo :"quando trova questo libro, me lo faccia avere. La prego!"
Come quell'orrido trillo che è la sveglia del mattino, così le mie parole mi hanno fatto tornare "sveglio" ed alla realtà della libreria, ed ho messo a fuoco la scena che avevo dinanzi. Una signora ed una commessa parlavano di un libro che la prima cercava e, tapina, la seconda non trovava.
Quale libro?
La vera storia di Kaspar Hauser!
Ora, che esista o meno un libro con quel titolo, non è questo che conta per me.
La cosa che mi ha affascinato è stato il qualificare il tipo di riflesso che ha effettivamente azionato il mio cervello. E' stata davvero la "squadra riflessi assoluti" ad intervenire, o piuttosto quella dei "riflessi condizionati"?
Sembra una domanda di poco conto, ma così non è (almeno per me).
Ho provato a pensarci un po' e, questo, è quello che ho capito.
Quello che so (e che sa anche il mio inconscio) è che la vera storia di Kaspar non è nota. Si sono fatte mille ipotesi, più o meno credibili, e si è parlato di mistero, enigma, leggenda, ma niente che sia qualcosa di certo in merito alle origini del "Fanciullo d'Europa". Quindi, quando la signora ha chiesto alla commessa il libro della "storia vera" la mia risposta automatica puo' essere stata prodotta dall'emisfero sinistro, intento a razionalizzare il "ripristino della verità", ovvero dall'emisfero destro, portato a scacciare d'istinto una cosa falsa (e quindi nociva?). Dette così sembrerebbero più o meno la stessa cosa, ma la differenza è sostanziale. Quando ad esempio si poggia una mano su di un oggetto troppo caldo, è l'istinto ad attivare il riflesso automatico che la allontana dal calore, e non certo il riflesso condizionato dal pericolo di ustione. Per contro, quando si poggia la mano su di un oggetto che ci si aspetta caldo(perché magari c'è stato detto), la reazione è indipendente dal fatto che lo sia davvero o meno (se appena poggiata la mano sull'oggetto, qualcuno urla "attenzione", la nostra mano scappa via anche se è freddo come il marmo).Ma quando invece, dopo un'abbondantissima colazione, può capitare che si abbia l'impressione di aver fame, solo perché si è raggiunta l'ora di pranzo, ci si trova dinanzi ad un riflesso condizionato(è l'una, devi avere fame!) o a manovrare il nostro agire è invece l'istinto (il più mangi, più possibilità hai di "sopravvivere"dell'istinto di conservazione)?
Ricapitolando, perché senza averne coscienza mi sono rivolto alle due donne con quella frase, considerando che, dato il mio carattere notoriamente da orso, in condizione vigile non l'avrei mai fatto?
Pur propendendo per il riflesso condizionato (il fatto che nella "frase" ho usato il lei e non il tu depone più verso la ragione che verso l'istinto), spero che sia invece un riflesso assoluto.
Perché?
Perché dopo anni ed anni di adorazione incondizionata (e non corrisposta) nel mio emisfero sinistro, da qualche tempo frequento di nascosto anche il tempo dell'emisfero destro. Sto studiando da adepto della setta di istintology!
NB: dimenticavo di dirvi che la reazione delle due donne è stata la più scontata. Mi hanno del tutto ignorato, guardandomi con gli occhi sgranati di chi sta osservando un fuori di testa.
Ma come non capirle?
NB2: il libro che stavo leggendo? Volete sapere troppo!
NB3: evito di rileggere il post per ovvie ragione (rischio di cancellarlo) e, quindi, se è privo di senso sapete perché. No, anzi. Diciamo che se è privo di senso, come spesso capita, questa volta non è una cosa voluta.
Saluti condizionati