Oggi voglio parlare di un libro che è un piccolo scrigno pieno di tesori.
Quando ho scelto di leggerlo, bontà mia, pensavo si trattasse solo di un piccolo saggio antropologico su razzismo e luoghi comuni sui meridionali.
Intendiamoci, mi sarebbe bastato e avanzato anche solo così.
Ed invece vi ho trovato dentro poesia, psicologia, filosofia, etica, estetica, morale, storia, e chissà quanto altro ancora.
Con la scusa di spiegare quanto siano ingiusti e falsi i luoghi comuni appiccicati nel tempo a noi meridionali, Vito Teti prende per mano il lettore, accompagnandolo sulla via della serenità interiore.
E' un libro per gli emigranti (come me), ma anche per i "rimasti".
E' un libro per gli "spaesati", gli anarchici istituzionalizzati, i sognatori stanchi, i melanconici auto-assoltisi.
E' un libro che, e questo per me è un vero miracolo, mi ha fatto fare qualche passo verso la pace interiore, facendomi dimenticare per un po' la mia mai sanata condizione di emigrante nostalgico e disadattato.
Una delle frasi che spesso mi rigira nella mente, specie quando nel mio mare della nostalgia c'è bonaccia, è "l'anima non emigra".
E lo penso davvero.
Penso davvero che si possa emigrare portandosi dietro i sogni, il cuore ed il cervello, ma non l'anima.
L'anima è troppo pesante per essere anche solo trascinata di qualche passo fuori dai confini dei luoghi della propria infanzia.
Il miracolo di questo libro è che, anche solo per il breve scorrere delle sue pagine, ho sentito l'anima abbandonare la mia Calabria e raggiungermi qui per la prima volta.
L'invito a leggerlo è un dovere morale.
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