Macabra ed affascinante, la leggenda del conte Ugolino resta nella memoria impressa, cristallizzata dai potenti e sublimi versi del sommo Dante...
"Poscia che fummo al quarto dì venuti
Gaddo mi si gettò disteso a' piedi,
e disse:<< Padre mio, ché non 'aiuti?>>
Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid'io cascar li tre ad uno ad uno
tra il quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,
già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti
Poscia, più che il dolor, potè il digiuno"
Quand'ebbe detto ciò, con li occhi torti
riprese 'l teschio misero co' denti,
che furo a l'osso, come d'un can, forti....
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