C'è uno strano affaticamento celebrale che colpisce spesso gli esseri umani.
L'evoluzione della specie indirizza, veicola strategie di successo, selezionate in base a pure e semplici osservazioni statistiche. Racconti tramandati prima oralmente, poi con gli scritti, non sono altro che il manuale operativo scritto dall'Homo Sapiens nel corso della sua breve ma intensa avventura sul pianeta.
I concetti chiave della sopravvivenza hanno selezionato storicamente i migliori, profilando le loro attitudini e modificando biologia e dotazioni celebro-strutturali.
Tutto ha favorito lo sviluppo prioritario dei nostri geni, permettendoci di passare dalle grotte alle metropoli in un tempo che, se confrontato con quello di Gaia, non è altro che un battito d'ali.
Riflessioni astruse macinano nella mia testa a mille all'ora, il tutto per cercare una vana quanto sconsiderata giustificazione a taluni comportamenti umani, annidati nelle "code" della distribuzione che meglio interpreta il nostro evolverci.
Perché la mia vicina è una pettegola inaudita?
Cosa aggiunge al concetto di "raccoglitore-cacciatore" che da migliaia di anni regola il nostro incedere?
Se l'evoluzione fosse davvero condizionata dalla catalogazione delle esperienze altrui, quella stramaledetta pettegola avrebbe almeno due cervelli e un intelletto inverosimile.
E invece è solo una stronza pettegola, stupida come solo una pettegola mannara sa essere.
Stronza!
Niente, così.
Tanto per dire e per sfogare le mie paturnie.
Mi scuserete, ma che alternative ho?
NB: per il secondo anno consecutivo, la pettegola di cui sopra mi ha seminato l'erba gatta nell'orto.
La cattiveria ha un limite?
Pettegola e pure stronza.
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