In questo film, un onesto uomo qualsiasi (nella vita attore sopravvalutato, nel film medioman sfigato), grazie ai preziosi consigli di un pluri-evaso (Liam Neeson in una delle sue peggiori interpretazioni di sempre), riesce a far evadere la moglie di prigione e a scappare, facendo perdere le proprie tracce. Il messaggio del film alla fine è positivo, (la moglie è stata condannata ingiustamente), ma resta poco credibile.
In ogni caso, cerchiamo di approntare la questione fuga, confrontando i due approcci tipici della manualistica spicciola-filosofica e i due diversi punti di vista. (indicheremo con ZEN l'approccio "Lo zen e l'arte di scappare" e con Negati quello "fuga per negati").
Allacciare le cinture, si parte.
Regole di base (ad uso esclusivo di Corona) per scappare senza essere beccato:
1) il perché:
-> Zen:
"E' proprio vero: alcuni uccelli non sono fatti per stare in gabbia; sono nati liberi e quando volano liberi ti si riempie il cuore di gioia" ("Red" da "Le ali della libertà"). Se però non sei Morgan Freeman che recita in un film, ma un condannato vero che tenta la fuga, allora l'uccello al quale devi pensare è un pappagallo. Fila ar gabbio Portobello!
-> Negati:
"il destino è quel che è, non c'è scampo più per me" ("prof Frankestin" da "Frankenstein Jr"). Con queste poche righe non pretendiamo di instillare in te l'animo del perfetto "Papillon", ma almeno ti eviteremo brutte figure descrivendoti gli errori tipici del principiante. Ah, se hai più tatuaggi che neuroni, lascia perdere. Ti beccano con le valigie già all'uscita dal solarium!
2) il quando:
-> Zen:
Il quando è l'essenza dell'uomo. C'era un tale in Patagonia che, fuggendo da una vita sprecata a infilare cotone nelle perline, amava ripetere: "quando si scappa, si deve sempre tener presente che, più che le gambe, sono i neuroni che devono viaggiare veloci". Basterebbe questo per capire che hai sbagliato parrocchia.Uno che, nell'incedere del suo bieco vivere, tutte i pomeriggi (appena sveglio), dopo la doccia si passa viscido 'unguento rimirandosi allo specchio per qualche ora, per poiimpegnare quel che resta del suo tempo tra palestre, solarium, donnine, ricattatori e ricattati,
non può scappare. Potrebbe zappare la terra, se ne fosse capace.
-> Negati:
La prima regola della fuga è rispettare i tempi. Se sei nel solarium alle 12 e ti sei tenuto
libero la mattinata per non fare una cippa nel pomeriggio, punta alla sera. La sera le luci
sono fioche come le menti, soprattutto se sei un assiduo discotecaro. Anzi no, aspetta
l'alba. L'inizio del giorno risveglia energie inaspettate in ognuno di noi. Ma chiederti di
svegliarti all'alba sarebbe un supplizio peggiore di quello del carcere. Suonano al citofono:
è la "madama"....butta via tutto...butta via tutto!
3) il come:
-> Zen:
"Non darmi del pesce ma insegnami a pescare". Fabry, Se non fossi schiavo di questa
massima, giuro che ti darei un passaggio fino a Chiasso. Ma il come è qualcosa che va
ricercato in noi stessi. No. Se la prima cosa che hai pensato è "scappo con la Bentley",
non sei sulla strada giusta. Guardati dentro. Cerca la strada. Usa la "forza". Ok, ho
scherzato. Buttati giù e fai un pò di addominali, poi lascia fare al caso. Unico consiglio:
niente occhiali alla "Lapo" ed evita di fare il lumacone con ogni cassiera d'autogrill vantandoti
di essere piripì e piripò.
-> Negati:
Prima regola del come: non c'è un come. Che tu sia Macgyver o Paperoga, ogni fuga è
un'armoniosa melodia fatta di dettagli. Osserva, cerca gli errori del sistema. Evita le
autostrade, gli aeroporti e le stazioni ferroviarie. Chiama piuttosto un taxi. Hai fatto? L'hai
chiamato? Si? Di già? Allora immagino che tu abbia usato il tuo cellulare per
chiamarlo...sei fatto bello! Non c'è un come, ma se ci fosse non sarebbe per te.
Queste le prime regole di base.
Ma ormai, visto l'epilogo (soli 4 giorni di fuga), direi che il nostro eroe sia stato all'altezza del suo "parco neuroni".
Statevi bbuono!
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