domenica 14 aprile 2013

SANA E ROBUSTA COMPETIZIONE

Ogni uomo nasce con una giusta dose di competizione, immagino derivata direttamente dall'istinto di conservazione della specie.
Purtroppo però spesso, spessissimo, questa dose normale viene amplificata in modo molto deleterio, trasformando tanti uomini in tristi schiavi della competizione esasperata.
Tranne casi rarissimi, l'amplificazione non riguarda anche capacità e talento e, quindi,  ci si ritrova a lanciare sfide e ad accertarle, perdendo o vincendo a seconda dei casi.
Gestire le vittorie è semplice per chiunque, più complicato è avere a che fare con le sconfitte.
Che siano piccole o grandi cose, ogni sconfitta crea microfratture nel vetro fragile dell'autostima e non c'è niente da fare. Presto o tardi arriva il crash.
Si perdono gli amici, si diventa intrattabili, si rovinano i rapporti sentimentali e familiari, si resta soli a combattere una guerra persa in partenza.
Ci si ritrova infantili e brutti dentro. Insopportabili.
Si ma quali sono le cause di questi scompensi?
Escludendo traumi specifici o problemi genetico-sanitari, credo che si debba guardare all'infanzia ed ai propri genitori. Madri troppo ossessive, pretendono che i figli siano un incrocio tra Mozart, Einstein e Alberto Tomba, e per questo li iscrivono a mille corsi differenti (uno strumento musicale, la piscina, la scuola calcio, ecc), accettando solo i numeri uno. Il proprio figlio deve essere il primo della classe, che si tratti di scuola o di qualunque altra cosa.
Il problema è che queste madri non tollerano la normalità e le  sconfitte  che, stante il libero arbitrio, naturalmente arrivano. La conseguente insicurezza del bambino "sconfitto" è il riflesso condizionato che ci si trascinerà fino in età adulta.
Quanti quarantenni hanno problemi del genere?
Molti.
Ma il discorso è troppo lungo e devo uscire.

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