Tralascio ogni commento sul metodo del Governo (il solito decreto paternalista e insieme padre-padrone), ma spendo due parole sul merito della questione.
Dopo aver devastato un intero territorio per anni, lucrando e guadagnando miliardi su miliardi, mentre il popolo moriva e muore ancora per malattie tremende, ecco che oggi si ripropone il solito ricatto "lavoro e morte oppure disoccupazione e vita".
La Magistratura agisce nell'interesse della gente, chiedendo che quella "fabbrica dei tumori" fermi la produzione di morte e il Governo dei "tecnici" bypassa la Legge inventandosi un decreto "tampone" tanto ipocrita quanto scandaloso.
Nell'idea di questi "geni" che ci governano, l'A.I.A. sarebbe la bacchetta magica che permetterà di salvare "capre e cavoli". Perché, come dice il ministro Clini, il rischio è che l'Ilva chiuda e il disastro ambientale resti tale e quale.
Ora, signor ministro, signori governanti, il punto è proprio questo.
Se l'approccio al problema è infarcire l'Autorizzazione Integrata Ambientale di interventi ed investimenti, ponendo alla Parte il deterrente di un'eventuale chiusura dello stabilimento se non si rispettano le prescrizioni, i signori dell'Ilva si faranno una grassa risata e, contando i miliardi accumulati nei loro paradisi fiscali, apriranno il medesimo opificio di morte in Romania ,in Cina o chissà dove.
L'approccio deve essere un altro: hai inquinato? Paghi!
Punto. Non ci sono santi.
La questione non deve essere "o investite o chiudete" ma piuttosto "restituite allo Stato tutti i soldi che avete guadagnato affinché si possa provare a risanare l'immenso danno ambientale e si possano salvare i posti di lavoro".
Insomma, ministro Clini, il problema è far capire a questi industriali che il lucrare devastando l'ambiente non conviene. Sia perché lo Stato ti mette giustamente in galera in quanto criminale, sia perché ti toglie fino all'ultimo centesimo guadagnato in questo modo, destinandoti alla rovina etica, economica, morale e sociale.
Altro che "altrimenti chiudete".
L'approccio deve essere un altro: hai inquinato? Paghi!
Punto. Non ci sono santi.
La questione non deve essere "o investite o chiudete" ma piuttosto "restituite allo Stato tutti i soldi che avete guadagnato affinché si possa provare a risanare l'immenso danno ambientale e si possano salvare i posti di lavoro".
Insomma, ministro Clini, il problema è far capire a questi industriali che il lucrare devastando l'ambiente non conviene. Sia perché lo Stato ti mette giustamente in galera in quanto criminale, sia perché ti toglie fino all'ultimo centesimo guadagnato in questo modo, destinandoti alla rovina etica, economica, morale e sociale.
Altro che "altrimenti chiudete".
E' davvero un paese paradossale il nostro. Se non puoi pagare la bolletta del gas, Equitalia ti pignora la casa, ma se guadagni 3miliardi di euro inquinando e provocando la morte di migliaia di persone, riesci a farla franca....
NB2: per non fare sempre quello che critica senza proporre, ripropongo la mia ricetta per l'ILVA:
- si confiscano tutti (ma proprio) tutti i denari dei proprietari dell'ILVA, congiunti e discendenti compresi (e anche prestanome).
- si agisce penalmente (in modo esemplare) sui responsabili diretti ed indiretti del disastro ambientale, colpendo sia i fabbricanti di morte, sia i complici "servitori dello Stato": interdizione perenne dai pubblici uffici e privazione della facoltà di poter rivestire ruoli in società private, a qualunque titolo;
- si subentra alla proprietà, confiscando impianti e strutture e rendendo l'Ilva una società interamente pubblica.
- si parte subito con la bonifica dell'intero sito, chiedendo aiuto all'Europa (che a qualcosa dovrà pure servire oltre che a imporre politiche comunitarie)
- si apre un concorso europeo per la riconversione dell'Ilva, per ricollocare i lavoratori e restituire almeno in parte la ricchezza sottratta a Taranto.
Utopia?
Forse. Ma almeno in questo modo i criminali pagano davvero e lo Stato fa davvero lo Stato.
E invece ci becchiamo il solito Decretino...DE...CRETINO!